Il Greco antico è certamente una lingua morta, ma, come tutte le lingue, è fatta di parole. Anzi, rispetto alle nostre lingue, il bagaglio lessicale del Greco è particolarmente ricco (oltre 85.000 lemmi). I letterati dell'antica Grecia, prosatori e, ancora di più, poeti, concretizzavano la propria creatività non solo nel proporre nuovi contenuti, ma anche nell'adattare e arricchire il linguaggio mediante la creazione di neologismi risultanti dall'accostamento di 2 o più radici o dall'aggiunta di prefissi o suffissi ad una radice preesistente. Queste parole nuove erano comunque comprensibili anche ad un pubblico non specialistico, visto che si basavano sempre sull'utilizzo di radici il cui significato concettuale era ben noto a tutti. Basti pensare per esempio che soltanto nelle tre tragedie che costituiscono l'Orestea di Eschilo (Agamennone-Coefore-Eumenidi) sono presenti circa 1.200 ἅπαξ, parole cioè mai utilizzate in altri testi della letteratura greca. Eppure si trattava di un genere letterario che, come la tragedia, era rivolto ad un pubblico non certo costituito da letterati.
A fronte di un bagaglio lessicale così ricco, la condizione di chi, per qualsiasi motivo, intende affrontare oggi lo studio del Greco antico è ben diversa rispetto a quella di chi, per esempio, si accinge allo studio dell'Inglese o di qualsiasi altra lingua attualmente praticata da qualche parte del mondo. Non esiste la possibilità di prenotare una vacanza-studio nell'Atene del V secolo a. C. e tutti i sussidi audiovisivi disponibili per altre lingue vive sono pura fantascienza se si parla di Greco. La conseguenza pratica di questa condizione è data dall'impossibilità di ipotizzare un apprendimento del Greco secondo metodi validi per altre lingue. Anche lo sforzo di introdurre nella scuola metodologie che si ispirano a metodi natura rischia di cadere nel ridicolo, soprattutto in considerazione del fatto che lo studio del Greco si giustifica principalmente come acquisizione di uno strumento di lettura, analisi e comprensione di testi scritti, come sono i testi della letteratura greca. Lo sforzo necessario per praticare come lingua viva, pure in un ambiente artefatto come la scuola, la lingua dei Greci di oltre duemila anni fa rischia di sottrarre energie e tempi di lavoro, già così limitati, allo studio dei testi dei classici e della realtà storica che li ispirò.
D'altra parte è assolutamente improponibile, per gli inevitabili fallimenti cui sarebbe destinato, anche uno studio del Greco basato pincipalmente o esclusivamente sulla memorizzazione delle strutture grammaticali e sintattiche e su un'abitudine a tradurre i classici confidando esclusivamente nell'uso del vocabolario come mezzo per colmare il vuoto di conoscenze lessicali. L'esperienza dimostra che la diligenza dello studente che ha scrupolosamente assimilato il complesso delle desinenze nominali e verbali e che pure conosce a perfezione i paradigmi dei verbi è assolutamente inadeguata in vista della traduzione autonoma di un brano d'autore, per quanto semplice, se non è supportata da una conoscenza almeno essenziale del lessico greco.
Ne consegue inevitabilmente la necessità di uno studio specifico del lessico, come momento fondamentale della didattica della lingua, che non può essere affidato all'iniziativa e buona volontà del singolo alunno. Proprio nello studio del lessico la figura del docente può fornire una guida metodologica più preziosa di quanto possa accadere nello studio della grammatica, i cui contenuti sono in ogni caso correttamente proposti dai manuali in adozione.
Naturalmente un criterio ottimale universalmente valido ed infallibile con cui affrontare lo studio del lessico greco non esiste. Il fatto però di tener presenti alcune condizioni che riguardano specificamente il Greco potrà contribuire a rendere meno difficile l'assimilazione di un bagaglio lessicale tale da permettere un accostamento meno problematico ai testi.
Ne consegue l'opportunità di uno studio lessicale per radici, che potrà essere svolto solo sulla base di un adeguato livello di conoscenza delle regole fonetiche del greco e in particolare del fenomeno dell'apofonia. Lo studente dovrà essere in condizione di individuare all'interno della parola la presenza di una determinata radice semantica al di là delle varie forme che essa può assumere nella formazione delle parole.
Naturalmente non sempre sarà facile per lo studente identificare una radice greca all'interno di molte parole italiane, viste le modificazioni fonetiche che caratterizzano il passaggio dal Greco all'Italiano. Sarà pertanto opportuno concentrare l'attenzione sulle norme fonetiche che regolano il passaggio di parole greche all'Italiano.