Come suggerisce il suo appellativo, l'endecasillabo saffico fu utilizzato nell'ambito della poesia eolica soprattutto da Saffo.
Costituisce il ritmo fondamentale della strofe saffica minore, che risulta di tre endecasillabi saffici seguiti da un adonio.
Eccone lo schema:
Esempio
♫ ποι⁻κι˘λό⁻θρο˘ν' ἀ⁻θα˘νά˘τ' Ἀ⁻φρό˘δι⁻τα⁻Sapph. fr. 1 v. 1
Va osservato che nella poesia romana, dopo l'esperienza iniziale di Catullo che utilizzò la strofe saffica nel carme XI e nel carme LI secondo lo schema che considera come sede libera la quarta sillaba dell'endecasillabo, conformemente allo schema originario (cfr. per es. LI 13: Ōtĭūm, Cătūllĕ, tĭbī mŏlēstum ēst), Orazio fissò definitivamente uno schema che prevedeva invece l'obbligo della sillaba lunga in quarta sede, visto che in nessuna delle 25 odi oraziane che utilizzano la strofe saffica è utilizzata la breve nella quarta sede dell'endecasillabo.
Ecco quindi lo schema oraziano dell'endecasillabo saffico:
Questo schema oraziano fu ripreso anche dai poeti successivi che utilizzarono la strofe saffica (es. Stazio nel IV libro delle Silvae e Ausonio nella Commemoratio professorum Burdigalensium e nelle Ephemerides).