La poesia classica è definita quantitativa perché si distingue dalla prosa in quanto la sua recitazione è sempre basata su un ritmo. La nostra percezione di ritmicità nasce dal susseguirsi ad intervalli regolari nel tempo di serie di suoni che la nostra mente organizza inconsapevolmente in gruppi ciascuno dei quali ha una durata complessiva uguale a quella dei gruppi precedenti e successivi. Una successione di elementi identici e percepiti come indifferenziati non produrrebbe nella nostra mente la sensazione di ritmicità. Lo stesso risultato produrrebbe anche una successione di suoni percepiti come tutti diversi l'uno dall'altro e non raggruppabili in unità ritmiche di durata costante.
Nella pratica musicale attuale si parla di misure o battute. Un brano musicale normalmente è costituito dal susseguirsi di suoni raggruppati in battute o misure di durata uguale, definite da una frazione indicata all'inizio del brano (es. 2/4, 3/4, 12/8, ecc..) e delimitate da barrette verticali separatrici. Es.
Nella nostra prassi musicale la durata dei singoli suoni è codificata con diversi valori, ciascuno dei quali è definito con un termine specifico (es. semibreve, minima, semiminima, croma, semicroma, ecc.), anche perché la durata dei singoli suoni che costituiscono un brano musicale è di solito molto varia. Nell'analisi prosodica della poesia classica è invece possibile fare riferimento soltanto a due diverse classificazioni di durata delle sillabe in cui, applicando le regole di prosodia, si suddivide il testo poetico: si parla di sillabe lunghe e di sillabe brevi.
Nella trattatistica metrica e nella prassi scolastica si utilizzano rispettivamente il segno ⁻ per indicare la sillaba lunga, il segno ˘ per indicare la sillaba breve. Per definire la durata delle singole sillabe, in sede di analisi prosodica questi segni si collocano sopra le vocali interessate.
Es.
♫ Αὐ⁻τὰ˘ρ ὁ˘ ἐ⁻ν με˘γά˘ρῳ⁻ ὑ˘πε˘λεί⁻πε˘το˘ δῖ⁻ο˘ς Ὀ˘δυ⁻σσεύ⁻ς Hom. Od. XIX 1
♫ Āt rēgīnă grăvī iāmdūdūm saūcĭă cūrā Virg. Aen. IV 1
Nella trattatistica questi segni vengono utilizzati in sequenza per definire i diversi schemi metrici.
Es.
Il trimetro giambico puro si costruisce sul seguente schema:
˘ˉ˘ˉ˘ˉ˘ˉ˘ˉ˘ˉ
Ma nella definizione dei diversi schemi metrici si utilizzano anche altri segni:
per esempio lo schema dell'adonio (come d'altra parte quello di quasi tutti i versi) prevede una sillaba finale lunga oppure breve:
ˉ˘˘ˉˉ˘
per esempio lo schema dell'esametro dattilico si presenta così:
ˉˉˉ˘˘ˉˉˉ˘˘ˉˉˉ˘˘ˉˉˉ˘˘ˉˉˉ˘˘ˉˉ˘
Ma quanto dura una sillaba lunga e quanto una sillaba breve? La durata delle singole sillabe di un testo, breve o lunga che sia, non si può definire con un valore assoluto (es. un secondo, mezzo secondo, ecc...) È naturale che le stesse sillabe dello stesso testo avranno una certa durata nel caso in cui il testo sia recitato velocemente e con concitazione, una durata maggiore se il testo sarà racitato con calma e solennità. I termini di lunga e breve sono quindi da intendersi come indicazione di durata relativa, nel senso che in una sequenza di lunghe e brevi le sillabe brevi avranno tutte una durata inferiore a quella delle sillabe lunghe. Normalmente si può considerare valido il principio affermato nella trattatistica e nella tradizione scolastica, secondo cui il rapporto tra lunga e breve è un rapporto di 2:1. Come dire che la durata di una sillaba lunga equivale alla durata di due sillabe brevi. Un rapporto simile al rapporto di durata tra semiminima ♩ e croma ♪ della nostra notazione musicale, dove la semiminima equivale a 2 crome.
Questo trova una conferma nel fatto che lo schema metrico di molti versi prevede la possibilità di sostituire due sillabe brevi ad una sillaba lunga (per es. l'esametro dattilico): evidentemente la durata totale del verso e il ritmo della recitazione non subiscono alterazioni solo se si postula appunto che la durata di una breve equivalga alla metà della durata di una lunga.
Ma non sempre le cose dovevano andare così. Non si può immaginare che tutta la produzione ritmica di una intera civiltà poetica e musicale si basasse sull'utilizzo esclusivo di due valori di durata. Come vedremo trattando la metrica della poesia lirica corale, siamo certi che il rapporto di durata tra lunga e breve doveva essere molto più vario. Possiamo affermare con assoluta certezza che nell'esecuzione di alcuni brani poetici destinati al canto e alla danza (es. cori di tragedia e commedia, poesia lirica corale) la sillaba lunga poteva durare da due a sei brevi, a seconda del contesto ritmico. In ogni caso resta sempre vero che in qualsiasi brano la durata di una sillaba lunga è almeno doppia di quella di una sillaba breve. La sillaba breve potrà pertanto essere considerata come unità di misura fondamentale nell'assegnazione dei valori di durata. Ma questo argomento richiede una trattazione a parte dalla quale possiamo prescindere nel trattare la metrica della poesia destinata alla recitazione.